I parassiti: gli insetti succhiatori part. II
- Stefano Di Lazzaro
- 22 feb
- Tempo di lettura: 3 min
Avrete sicuramente sentito l'esclamazione "Sei proprio una mosca bianca!" per sottolineare le particolari caratteristiche di una persona tali da renderla fuori dal comune.
Eppure per le piante questa accezione rappresenta un flagello non così positivo; anzi!
Le mosche bianche, nonostante il loro nome, non sono vere mosche, ma piuttosto insetti appartenenti al gruppo che include afidi e cocciniglie, con cui condividono diverse caratteristiche morfologiche e comportamentali. Le mosche bianche appartengono alla famiglia degli Aleurodidi, che comprende numerose specie diffuse in tutto il mondo, molte delle quali sono considerate importanti fitofagi e dannose per le piante.
Le due specie più note e problematiche sono l’Aleurodide delle serre (Trialeurodes vaporariorum) e la Mosca bianca del tabacco (Bemisia tabaci). Entrambe sono insetti polifagi, ossia capaci di nutrirsi di un’ampia gamma di piante ospiti e si caratterizzano per un ciclo di vita piuttosto rapido, che ne facilita la proliferazione e la capacità di infestare rapidamente le colture.

L’Aleurodide delle serre è particolarmente diffuso nelle coltivazioni protette, come serre e vivai, dove trova condizioni ottimali di temperatura e umidità per la sua riproduzione. Si nutre della linfa delle piante, causando ingiallimenti fogliari e riduzione della crescita vegetativa. Inoltre, produce una sostanza zuccherina chiamata melata, che favorisce lo sviluppo di fumaggini (cfr. I parassiti: gli insetti succhiatori e gli acari) funghi scuri che riducono la capacità fotosintetica delle piante. Sono insetti molto piccoli (1 mm o poco più) che si posizionano in colonie sulla pagina inferiore delle foglie, ma anche nelle ascelle fogliari (la parte più nascosta della foglia, generalmente in corrispondenza del peduncolo). Molto spesso volano in nuvole se la pianta viene mossa; altre volte, in funzione della specie, rimangono tenacemente attaccati.
Le strategie di lotta contro le mosche bianche comprendono l’uso di insetti antagonisti naturali, come alcuni parassitoidi appartenenti al genere Encarsia, l’adozione di pratiche agronomiche preventive e l’impiego di mezzi chimici mirati. Tuttavia, la gestione integrata delle infestazioni è fondamentale per limitare i danni senza impattare negativamente sull’ambiente e sulla biodiversità agricola.
Un altro insetto succhiatore, tipico del periodo primaverile-estivo, sono i tripidi. Di dimensioni molto piccole (1-2 mm), si nutrono delle cellule superficiali delle piante, causando però danni significativi. Sono parassiti comuni delle piante ornamentali e possono rappresentare una seria minaccia per la loro salute e bellezza.
Si presentano con un corpo allungato e sottile, ali frangiate (con sottili setole ai bordi). Si muovono rapidamente e spesso si nascondono nei fiori, nelle gemme e sotto le foglie. La loro colorazione varia dal giallo al marrone scuro o al nero.

I tripidi si nutrono perforando le cellule vegetali e succhiandone il contenuto, causando così le "decolorazioni" tipiche di tutti gli insetti succhiatori, come macchie argentate o sbiadite sulle foglie e sui petali, deformazioni delle foglie e dei fiori, caduta prematura di gemme e fiori e, cosa gravissima, la trasmissione di virus, come il TSWV (Tomato Spotted Wilt Virus), che colpisce molte piante ornamentali.
Alcune delle piante più soggette agli attacchi di tripidi sono le rose, orchidee, gerani, begonie, crisantemi e dalie.
Sono molteplici i metodi di controllo e vanno dall'azione meccanica a quella chimica o biologica (ma ne parleremo in un articolo dedicato); il metodo più efficace (ma questo vale per tutti la lotta contro tutti i parassiti) è la prevenzione che si attua:
mantenendo le piante ben idratate e in buona salute per renderle più resistenti;
posizionare le specifiche piante nel luogo più adatto a loro per fare in modo che abbiano tutte le condizioni per rimanere in buona salute;
ispezionare attentamente nuove piante prima di introdurle in giardino o in casa;
evitare un’eccessiva fertilizzazione azotata, che può facilitare un loro attacco.
Commentaires